domenica 4 marzo 2012

My Greatest Adventure

Leggendo un interessante articolo pubblicato su Conversazioni sul fumetto riguardante la carenza, al giorno d'oggi, di storie cartacee di Avventura pura, fine a se stessa, ho trovato lo spunto giusto per scrivere questo mio primo post di apertura sul blog.
La brama di vicende avventurose è riconducibile al desiderio escapista presente in ogni lettore. Il bisogno primario è quello di essere sollazzati da un vortice di avvenimenti, se non coerenti quantomeno originali, utile a farci dimenticare temporaneamente le sozzure del quotidiano. Perchè, se è vero che non è obbligatoriamente compito di una storia farsi amare ad ogni costo, è anche vero che in certi casi abbandonarsi ad una serie di eventi appassionanti, magari prima di assopirsi, è l'unica cosa di cui la nostra categoria sente realmente il bisogno. Oggi questo proposito non è facilmente attuabile soprattutto se non si è disposti a cadere preda di una smodata serialità, un elevato citazionismo, un consequenziale senso di déjà vu e/o un elevato tasso di puzza sotto il naso. Sembra che raccontare avventure sia diventato un esercizio infantile e, non a caso, il settore dedicato all'infanzia è spesso quello che mi ospita più frequentemente durante i miei pellegrinaggi in libreria.


Ma, rinunciando ad ogni intento polemico, ritengo sia più utile pubblicizzare quelle opere capaci ancora di intrattenere senza tante pretese, grazie a colpi di fantasia e inventiva: opere come Aventurier 






 Aventurier è un fumetto di Christophe Kourita, edito in Italia da Ronin Manga, composto da una raccolta di storie brevi di stampo avventuroso. 
Kourita descrive, con uno stile ibrido che pesca in parti uguali dal mondo dell'animazione giapponese e dalla tradizione fumettistica francese, situazioni fantastiche dallo sviluppo repentino, dense di eventi inaspettati e colpi di scena, alternando un'invidiabile varietà di tipologie di protagonisti e di ambientazioni.
La sete di pericolo tipica di autori come Salgari, si mescola con stravaganti macchine degne della penna di Jules Verne o con impressionanti mezzi volanti che niente hanno da invidiare a quelli di Miyazaki.
La brevità delle pagine a disposizione è sfruttata come un vero e proprio vantaggio: le vicende sono sviluppate in maniera esaustiva e, contemporaneamente, risultano scevre da ogni possibile orpello e momento di sosta: si passa quindi da seguire la sorte di due aviatori intrappolati in uno sperduto deserto, ad assistere al triste destino di bambini impiegati come soldati in una guerra infinita, per poi abbandonarci al panorama lussureggiante di una misteriosa isola e via dicendo.
La narrazione è veloce, incisiva e, soprattutto mai noiosa. Si ride, si piange, senza mai avere l'impressione di venire indottrinati o guidati. Ci si appassiona ai protagonisti nel giro di poche tavole grazie alla loro caratterizzazione credibile e mai esagerata.

In sintesi ci troviamo davanti ad un safari di
fantasticherie, ben narrato e
adeguatamente disegnato.

Perchè pretendere altro?

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